Tregua

Tarda a passare l’impeto dell’aria
chiara di viti e ulivi.
Non scrivo più.
Sto sulla pietraia, alta
tiepida di sole
e mi lascio saccheggiare dai pensieri
come una vigna dai passeri
( ho votato per i verdi
quindi non metto lingua, ci mancherebbe altro).
Dovizioso, per fortuna
mi riaccende un fuoco che non si vede
che brucia soltanto col suo canto
e non consuma: è l’ignis ardens
che rifonde alla natura
il rigoglio rubacchiato dalla mente.
Resto nel sole ad annusare il vento
come un cane pastore
che nel cuore ha una corda tesa
e negli occhi i placidi modi dell’attesa

Impasse tra le rime (al cuore del poeta)

Tu lo conosci bene.
Spesso ti manda a dire di prepararti alla gioia
– e di far presto – perché il dolore è su un binario morto
e c’è sciopero del personale.
Tu allora parti in quarta a caccia di segnali
e di luci che adombrino conferme
ché troppo bello ti sembra l’ordito un po’ datato
della quiete dopo la tempesta con annesse luminarie
e vuoi vederci chiaro.
Il dolore, che rumina il suo ozio
borbotta disfattista che si tratta di seduzione
involontaria e distratta da prender con le molle,
che non ti può appartenere; che alchimie e rigurgiti
di sole targati disinganno sono da esorcizzare
peggio di malebolge: una congrega di streghe
vestite da morgane che preparan sfracelli
insolazioni e ignobili misfatti…
Insomma, in questo bel bailamme di impasse multicolore
il tuo povero cuore ripara in calcio d’angolo,
il solo stratagemma che conosce;
poi passa in fuorigioco permanente
e fa il pesce in barile.
Aspetta che sia tu a rilanciare la palla
così smagata di sorrisi e colori
nel suo mare

Difficile rimediare

Difficile rimediare
quando le parole si mettono a litigare.
Saba, che quando ci riusciva coniugava cuore con amore
risolveva tutto ai calci di rigore
in bella sicurezza:
ai litiganti, per evitar pestaggi
tagliava – quando c’era – il cordone ombelicale
e officiava l’esecuzione ( dei calci di rigore )
badando a che l’Ascolto non si muovesse prima
o glissasse gigione, ma facesse per intero
il suo mestiere di saracinesca come l’ha fatto mamma,
la Sapienza del cuore; la quale mamma, in tribuna
(partecipe/appartata) sempre si domandava
perché il verde di un prato avesse mai ospitato
dispute colorate sempre così antitetiche
sempre organizzate con verde accanimento
contro un Ascolto così poco partecipe
quasi sempre spiazzato
perennemente innamorato

Esisterà perbacco da qualche parte ancora

Esisterà perbacco da qualche parte ancora
una pietà dissennata,
tetragona al respiro di ragioni iper razionali
inculcate dai padri e mulinello da pesca d’alto mare
che sfida il fottuto pescecane?
Dov’è la bolgia d’emozioni di una volta
che accende il bengala di un bambino
molto prima della sacrosanta mezzanotte?
E il batticuore, dovizioso confessore
così poco in odore di sagrestia, che fine ha fatto?
Sul serio credo alla poesia
come ad un impareggiabile untore.
Sono le etichette che dispensa (quelle vere)
a farmi aborrire il nitore di certe persone
esiziali nelle convenzioni e in ottimi rapporti
con i falsi pudori letterari…
Quelle stesse perle che dicono: – C’è il drink ora,
lasciala andare, è solo un anemone di mare…

Al poeta di Livorno

Non so se hai mai pensato, Giorgio
di dover ringraziare – per te,
per tutti quelli come te –
le carrette del latte del ‘44
e il vetro di una guerra che le vedeva passare
tra le tue righe all’alba
come metonimie cui dar voce, controcanto
e in qualche modo un lume, per rimario.
Non so se hai mai pensato a queste cose.
Certo che un po’ ti invidio – sai
perché il tuo pettorale, portato intatto sino a qui
io non l’ho mai posseduto
né potevo d’altronde, ché sono un giovincello.
Ti è stato dato in sorte d’esser stato
uno dei pochi ad onorarlo con le parole giuste
-sottile paso doble inarrivabile
in un momento solo, irripetibile.
Vorrei dirti bravo e fortunato
senza clamore, così, come i tuoi stessi versi
che mi porto dentro hanno saputo dirmi.
Quella che si vela di te è la coscienza
di un privilegio che non ha fatto i salti
per venirti in petto;
che ha scelto il gelo di un rifugio
senza chiedere altro che di esistere
stretto stretto al mondo
nel tuo fiato